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studi » CONSOB CONDANNATA PER AVER AUTORIZZATO IL BIDONE
FREEDOMLAND. SI DIMETTERANNO CARDIA & SOCI ?
SOB! CHE CONSOB - UNA SENTENZA STORICA, PER LA PRIMA
VOLTA VIENE RICONOSCIUTA LA RESPONSABILITÀ CIVILE DELLA CONSOB NEL
COLLOCAMENTO BIDONE DI FREEDOMLAN BY DE GIOVANNI SPEDITA IN BORSA IN
PIENA SBORNIA NEW ECONOMY… Francesco Bonazzi per L'espresso in
edicola domani Con i listini in fibrillazione e un premier che
dà consigli per gli acquisti a Borse aperte, in questi giorni alla
Consob hanno un sacco da fare. E poi sta finalmente entrando nel
vivo il processo Parmalat, dove la Commissione di piazza Verdi si è
costituita parte civile e bussa a denari. Prima di prendere soldi da
Tanzi, però, l'organismo che scruta i mercati e commina multe ai
vari furbetti del listino rischia di dover sborsare qualche decina
di milioni ai risparmiatori. Stanno infatti partendo in questi
giorni migliaia di richieste di risarcimento da parte degli ex
azionisti di Freedomland, la società fondata da Virgilio De Giovanni
e spedita in Borsa in piena sbornia new economy. A dare il via è
stata una sentenza emessa il 31 luglio dal Tribunale civile di
Milano, nella quale si condannano in solido la Consob, i collocatori
di Banca Leonardo (all'epoca non gestita da Braggiotti) e i revisori
di Deloitte Touche per la falsità del prospetto Freedomland, quotata
tra mille fanfare nell'aprile del 2000. Quella firmata dal giudice
Amina Simonetti è una sentenza storica, in quanto riconosce per la
prima volta la responsabilità civile della Consob in un collocamento
bidone. E l'aver dato ragione a circa 1.500 risparmiatori,
patrocinati dall'avvocato trevigiano Sergio Calvetti del Siti
(Sindacato italiano tutela investimento e risparmio), rappresenta
una grande vittoria per quella che di fatto è una class
action. Secondo quanto risulta a "L'espresso", ai 4 milioni e
mezzo di euro che i primi vittoriosi stanno per chiedere ai
condannati, potrebbero presto aggiungersi anche le richieste di
risarcimento di altre 20 mila vittime del titolo Freedomland. Così,
il conto finale della sentenza rischia di superare quota 60 milioni
di euro. Certo, va ricordato che ai tempi del fattaccio Freedomland
il numero uno di piazza Verdi era Luigi Spaventa, l'economista
anglofilo che alle elezioni politiche del '96 aveva perso la sfida
diretta con Berlusconi nel collegio di Roma centro.Tuttavia il
principio della corresponsabilità della Consob nei
collocamenti-bufala è una minaccia anche per i commissari di oggi ed
è per questo che nei prossimi giorni l'organismo guidato da Lamberto
Cardia impugnerà la sentenza. Freedomland era cresciuta in pochi
mesi tutta intorno al "set top box", sorta di scatoletta magica che
avrebbe dovuto portare Internet sulle tv di milioni d'italiani
grazie a mister De Giovanni. Meglio noto come il profeta italiano
del "marketing multilevel" (edizione moderna della catena di
sant'Antonio), capace di motivare i suoi adepti-venditori in
indimenticabili convention all'americana nelle quali parlava,
saltava e cantava per ore e ore di fila. La "scatoletta" non
poteva però aver fortuna sulla vecchia linea telefonica, troppo
lenta per favorire una vera esplosione di Internet. Così, per
quotare Freedomland vennero sovrastimati i clienti e gli utili
previsti (molti avevano ricevuto il "set top box" in regalo e
avevano già disdetto l'abbonamento prima della quotazione). Una
furbata ai danni anche delle autorità di vigilanza? Il giudice
ricorda che la Consob ha straordinari poteri d'indagine e di
verifica sui prospetti. In più, nella sentenza viene svelato
l'allarme di un ex collaboratore di De Giovanni, che avvisò per
lettera la Consob di una serie di irregolarità contabili (compreso
il dato gonfiato dei clienti). Il 22 marzo del 2000, letto
l'esposto, la Consob chiese spiegazioni a Banca Leonardo, sponsor
della quotazione. Ne ricevette una risposta apodittica: «Lo sponsor
condivide le valutazioni della società». Poche settimane dopo, la
Commissione autorizzò. Il resto è storia di Borsa e tribunali.
Il titolo fu quotato a 105 euro e perse oltre il 20 per cento
già nelle prime due sedute. In pochi mesi, le azioni Freedomland
scesero in picchiata verso quota 12 euro, mentre l'inchiesta penale
prendeva il via. "Degio", come lo chiamavano i suoi fan, ha
rapidamente chiuso i conti con la giustizia patteggiando una
condanna a 10 mesi per il falso prospetto informativo e restituend o
circa il 30 per cento ai creditori. Ma quella quotazione-burla resta
un'ombra sulla Consob. Anzi, considerati i risarcimenti, un
macigno.
[16-10-2008]
17/10/2008
Documento
n.6800 |